Ogni sabato al Peek-a-boo
Sabato 25 febbraio Carnival Party by Enjoy @Cocò discoclub
Sabato 3 marzo Hangover @Lido discoclub
Ogni venerdì e sabato notte su Radio Sintony con Sardinia make some noise
La tenda non copre del tutto la finestra. Uno spicchio d’azzurro entra sulla mia stanza e i rumori del traffico mi svegliano alle 7:43 con i postumi ben raccontati dal disordine attorno. Mi fa compagnia il televisore catodico sovietico Vivax grigio topo che mi fissa quasi fossi un alieno. Se l’accendessi forse uscirebbero pure i discorsi del maresciallo Tito, ma non rischio quest’esperienza.
Pronto a smazzarmi un po’ di lavoro a distanza al computer prima di ributtarmi nella tranquilla quotidianità di Belgrado. Le spalle fanno male, colpa del mio inseparabile zaino. Penso già a cosa devo fare. Nella mente riordino concetti e progetti e li catalogo in una cartella. La sposto mentre cestino tutto il resto. Prenoto Barcellona, giusto per.
Domani sarò a Roma per programmare l’estate, poi rientro Cagliari. Un weekend di quelli dove dovrò assumere le vesti di superTixi e curare perfettamente ogni particolare, compreso il riposo: tre serate da dj, il Torneo nazionale di calcio a Sa Rodia, l’intitolazione del Centro, le finali di calcio a 5 giovanile, il torneo femminile. Un mix inverosimile di calcio a musica tra Cagliari e Oristano.
State connessi. Un abbraccio.
Viaggio spesso da solo. Mi piace. Per lavoro o per relax. Non ne potrei fare a meno. Non tutti amano la solitudine: per alcuni come me è un’esigenza. Per altri è una sfiga. Io la vedo diversamente. Apprezzo il silenzio della natura, i rumori della città, il vuoto della mia camera d’albergo, le attese dei voli, il sottovuoto spinto del cuore, il rumore del trolley, il mio computer acceso in chissà quale parte del mondo, scrivere e lavorare a distanza.Mi piace lasciarmi portare in giro senza meta. Perdermi e ritrovare un po’ di me stesso. Ripulire la mente e riorganizzarmi l’anima.
Voi che aspettate? Provatelo! E quando la sera tornerete in camera, potrete dire a voi stessi che siete sopravvissuti alla solitudine. Magari avrete trovato tanti buoni motivi per viaggiare. Ma non sarete affatto morti.
Da alcuni mesi ha riaperto lo storico locale del Litorale del Poetto. Ne abbiamo parlato il gestore in una chiacchierata sullo stato del Poetto, visto da un imprenditore che lavora sul campo.
– Ciao Luciano, l’estate è finita, arriviamo sicuramente un po’ in ritardo, ma volevamo raccontare la vostra rinascita, con quali premesse?
Ciao Nicola, eccoci qui. Riapre l’Oasi e sono felicissimo. Dopo qualche battaglia e tanti sacrifici ci siamo nuovamente riusciti. Le
premesse sono quelle di sempre, riuscire a distinguerci per forma e prodotto. C’è tanta concorrenza costruttiva in città. Ci sono tanti
professionisti e altrettanti bei locali. La premessa è questa: restituire al locale l’anima che lo ha accompagnato fin dal principio.
– Eri scomparso “dalle scene” o sbaglio? Dove sei stato in tutto questo tempo?
Nell’ultimo anno mi sono dedicato a me stesso. Ho viaggiato parecchio. Ho visto ed assaporato qualche differente cultura cercando di
assimilarne le note positive.
– C’è stata una querelle con un locale che ha usato il nome Oasi, come è finita?
In realtà non è finita. Il punto è che non sono riuscito ad ottenere un confronto diretto. Sono rimasto senza parole quando ho visto il
nome ed il marchio che mi ha sempre rappresentato in città, usato da altri ed usato male. Male perché per quanto mi riguarda, Oasi ha
sempre rappresentato un concetto, uno stile in cui un genere musicale si sposa con forme e panorami. E’ purtroppo stato stravolto
confondendo una grandissima fetta di clientela cagliaritana che ha pensato fosse un mio prodotto. Ovviamente chi mi conosce bene sa che non mi sarei mai potuto abbassare a determinate scelte. La controversia è in essere, ma non è questa la sede per parlarne.
– Quanto è difficile o entusiasmante lavorare zona-Poetto, un litorale work in progress che sta vivendo una nuova vita?
Bella domanda (sorride, ndr). In effetti in pochi sappiamo quanto sia allo stesso tempo entusiasmante e difficile avere a che fare con un’attività sul litorale. E’ molto difficile. Siamo costantemente in balia degli eventi atmosferici più di quanto si possa immaginare. Siamo totalmente legati alle stagioni, non a livello climatico ma a livello psicologico: “Ferragosto è passato da un giorno, quindi è inverno!” oppure, in pieno inverno: “oggi c’è sole, andiamo tutti al mare”.
Quindi si passa da avere due dipendenti ad averne dieci il giorno dopo per far fronte alle “invasioni barbariche della domenica”. Ma la
verità è che a me piace così. Come fossi in barca in mezzo all’oceano! di punto in bianco si alza il vento ed arrivano le onde; bisogna
essere sempre pronti.
– Ora sta arrivando l’inverno, magari si lavorerà un po’ meno. Puoi svelarci che progetti hai per il futuro?
Il futuro si prospetta roseo per il Poetto, nonostante si sia seguita la peggiore strada a livello burocratico, il risultato è abbastanza
soddisfacente. Mi riferisco al Piano di Utilizzo Del Litorale. Il Comune ha finalmente dato un volto deciso e regolare al lungomare. Il mio progetto come sempre è riavviare come si deve il locale e far sì che rientri a regime d’inverno come d’estate. Chi ha vissuto gli anni 2008/2009/2010 dell’Oasi sa perfettamente che l’inverno al mare, qui in questo locale, è meraviglioso. Ha l’aria di sembrare una gran bella pubblicità, forse lo è, ma sono sinceramente innamorato degli inverni al mare, protetto da una struttura calda, magari bevendo un buon calice di vino rosso, e si, ci metterei anche la pioggia fuori. Sarebbe perfetto.
– Immaginati di poter dialogare ora direttamente con l’amministrazione, che consigli potresti dare?
L’amministrazione dovrebbe smettere di aver paura di rispondere si alle richieste degli imprenditori. Non so se tu abbia mai avuto
esperienze negli uffici comunali. La prima risposta ad una qualsiasi richiesta è no, con successiva motivazione. Il più delle volte la
motivazione è contorta ed illogica. Il punto è che non bisogna avere paura di crescere ed evolversi. Da parte del comune vedo tanta paura.
– C’è spazio per parlare ancora, come si è sempre fatto, di Cagliari turistica o pensi sia uno slogan inutile?
Cagliari è turistica. La domanda è questa: “che genere di turismo vorremmo in città?”. Ci sono svariate tipologie, ma per andare dritti
al sodo, io credo e a Cagliari sia necessario attirare un turismo che vada dai 30 anni ai 45. Meno famiglie e meno anziani. Ci serve un turismo che non abbia paura di spendere, che vada a cena fuori, che vada a bere per i locali e poi a ballare in discoteca. Ci serve un
turismo dinamico. Quindi ci servono anche strutture ricettive all’altezza e provvedimenti che aprano le porte allo sviluppo
notturno, non strettamente legato ai ristoranti, a mio parere ce ne sono già abbastanza, ma a discoteche e spazi per eventi che abbiano
tutte le licenze in ordine, aiutate magari da piani acustici che invece di tagliare le attività commerciali, vadano loro in contro.
– Nella gestione di un locale quali sono le difficoltà che si trovano?
Le maggiori difficoltà, dando per scontato che a gestirlo sia un professionista che sa il fatto suo, sono legate al costo del lavoro ed
alla tassazione sulle imprese. Oggi il socio maggioritario e con potere decisionale di una qualsiasi azienda italiana è lo stato.
Cadrei in discorsi lunghi, pesanti ed abbastanza scontati se continuassi a parlare.
– Su quali aspetti curi l’Oasi in particolar modo?
La forma, la pulizia ed il servizio a mio parere sono gli aspetti fondamentali. Il cliente si deve sentire in uno stato di pace e relax.
La musica è a mio parere l’unico elemento che non puà essere casuale.
La musica fa praticamente il 50 % del lavoro. Cerco di offrire un prodotto che sia all’altezza del marchio che ho costruito negli anni.
– Come organizzi il lavoro?
Bella domanda. Il locale è soggetto al clima. Ragion per cui, ogni momento in cui il locale non ha una grossa affluenza durante la settimana, è un ottimo momento per le manutenzioni e l’organizzazione delle idee. Il personale è al minimo (come ogni azienda in italia) con un rendimento che, nonostante sia migliorabile, è abbastanza sopra gli standard; questo perchè noi lavoriamo in squadra! Non c’è dipendente e proprietario, qui si lavora tutti e tutti tanto. Obiettivo è posizionarlo tra i migliori dieci locali della città.
– Fronte comunicazione, come ti muovi?
Per quanto riguarda la comunicazione, credo di essere davvero poco professionale. Vado ad umore e non è una cosa buona. Stato d’animo e clima giocano un ruolo fondamentale sulla riuscita della comunicazione sui social. Diciamo che non sono un esperto ma ci metto comunque il cuore.
Non saprei. Il primo è perché ci sono io =), scherzi a parte. Consiglio di passare all’Oasi perché la squadra è gentile e sorridente, i prodotti che offriamo sono buoni (la mia pancia ne è la prova) e i divano son davvero comodissimi. Ma, scusa se mi ripeto Nicola, consiglio di passare all’Oasi perché la Musica, a qualsiasi ora, è capace di trascinarti via e portarti a Parigi lungo la Senna subito dopo il tramonto, oppure a cuba mentre musicisti si danno da fare con ritmi sincopati, oppure ancora in spagna, in una stanza piena di candele, dove una coppia balla tenendosi stretta. Insomma, l’Oasi è un po’ magica.
– Un ringraziamento speciale in questo momento della tua vita?
Non sarei chi sono se non avessi avuto una famiglia fantastica alle spalle. Silvana e Samuele per me sono fondamentali. Siamo
un’unica entità ormai. E’ soprattutto grazie a loro se oggi l’Oasi ricorda l’Oasi di una volta. La mia donna, lei mi sopporta e supporta, inoltre è un’ottima consigliera!
Nicola Montisci (www.nicolamontisci.com)
Appaio antipatico al pensiero unico dilagante e alla massa nonchè ai teorici del maretuttiigiorni che fotografano ogni loro presenza quasi fosse un timbrare il cartellino (e la scalló, siate originali) se dico che più dell’estate AMO l’autunno? Che più delle spiagge tipo formicai e scogli di peppino assaltati da orde di bagnanti incuranti di qualsiasi forma di buona educazione e stile, dei gaggi e delle famiglie caddozze, AMO le spiagge vuote e quel clima malinconico che ti sa dare settembre?
Quel non so spiegare che a me piace da dio e che mi fa essere sempre estraneo alle mode, alle masse e al mondo.
un amico mi chiede un pezzo su Cagliari per una importante testata. Tempi ridottissimi, bisogna farlo prima possibile.
Ritaglio un po’ di tempo.
Dopo una giornata di lavoro è dura mettersi a scrivere ma ci provo, nonostante tutto.
Tic tic tac fa la tastiera del Mac, il silenzio attorno della notte trentina mi avvolge.
Provo a ripensare alla mia città, all’amore della lontananza. Poetto, la Marina, Villanova. Provo a riaccendere gli occhi di quel bambino che la vedeva troppo grande e incontrollabile, senza preconcetti e pregiudizi. Forse è una città che non esiste più, ma mi emoziono ancora a pensarla così, a lavorare solo di pensiero..
Tic tic tic è sempre la tastiera. Riempio il foglio word. Come per magia arrivano i pensieri e diventano frasi, parole e suggestioni. Le mani vanno da sole, accarezzano i tasti neri. E scopri, nonostante tutto, di amare sempre la tua città.
un amico mi chiede un pezzo su Cagliari per una importante testata. Tempi ridottissimi, bisogna farlo prima possibile.
Ritaglio un po’ di tempo.
Dopo una giornata di lavoro è dura mettersi a scrivere ma ci provo, nonostante tutto.
Tic tic tac fa la tastiera del Mac, il silenzio attorno della notte trentina mi avvolge.
Provo a ripensare alla mia città, all’amore della lontananza. Poetto, la Marina, Villanova. Provo a riaccendere gli occhi di quel bambino che la vedeva troppo grande e incontrollabile, senza preconcetti e pregiudizi. Forse è una città che non esiste più, ma mi emoziono ancora a pensarla così, a lavorare solo di pensiero..
Tic tic tic è sempre la tastiera. Riempio il foglio word. Come per magia arrivano i pensieri e diventano frasi, parole e suggestioni. Le mani vanno da sole, accarezzano i tasti neri. E scopri, nonostante tutto, di amare sempre la tua città. http://ow.ly/d/3u9a http://ow.ly/i/bHyb8
Stanotte sono morti in città due ragazzi. Avevano rubato uno scooter.
Sul web è partita la solita sagra dei commenti. “Se la son cercata”, ecco, quello più gettonato. L’analista social deve dire sempre la sua.
E’ la deriva delle parole, usate sempre e comunque, quando i silenzi potrebbero rappresentare la scelta migliore.
E’ fin troppo ovvio che il gesto non si difenda, che abbiano sbagliato, ma nessuno per un furto merita la morte. Nessuno merita anche dopo l’ultimo respiro di essere offeso. Nessuno può parificare la perdita di uno scooter con una vita umana, anche di chi ha sbagliato strada.
Nessuno di noi di fronte a una vita che finisce, agli errori degli altri, puó permettersi di giudicare e di scrivere cose con certa leggerezza.
Oggi sicuramente la frase che si dirà sarà “ci sono cose più importanti del basket in Sardegna”. Certo. Ce ne sono eccome. La Sardegna soffre, la Sardegna ha problemi, la Sardegna ha bisogno di sentirsi terra in altri contesti. Chi lo nega.
Facciamo un patto? Gioiamo a tempo. Ventiquattr’ore per sorridere senza farci nessun pistolotto. Senza tirar dentro la politica, l’identità o altro. Senza dar spazio alle strumentalizzazioni. Senza dire che lo scudetto del calcio vale più di quel del basket, senza Cagliari o Sassari. Lo dico sempre. Gli eccessi servono alla vita. Anche le irrazionalità. Staccare aiuta, ne son consapevole e spesso in passato non me ne accorgevo, sbagliando. Mi son sentito idiota.
Premetto che ognuno fa, pensa e dice quel che vuole, che la vita è sua (e se non mi interessa non lo seguo e basta) ma quando gli eccessi e le storture, quando il “non pensare a nulla”, quando l’inutile supera l’importante, allora là io non sono d’accordo. Ma staccare non fa mai male. Poco ma serve. Ecco la differenza.
Ebbene sì lo ammetto, non sono un baskettaro dell’ultimo momento visto che la dinamo ha vinto. Ho giocato anche a pallacanestro (se così si puó dire) nella mia vita dalle mille esistenze e stagioni. Gs San Michele. Pochi soldi, molto sudore e odore di gomma. Completini bianconeri in flanella, numeri attaccati a ferro da stiro.Si giocava nelle scuole elementari di via Premuda, sotto casa. Ci allenava un mister di nome Alessio. Annate 1986/87/88. Ero in squadra con il mio caro amico Giovanni Milano ched’era molto più bravo di me. Giocavo poco e avevo la tremarella quando entravo in campo. La nostra gioia era usare agli allenamento i palloni Mikasa. Prima di fare il primo canestro erano passate forse 10 gare. Poi lo dico: ho seguito l’Esperia Vini di Sardegna. Ricordo pure la gara con Spondilatte cremona e i nostri campioni granata. Ricordo il sogno A2. Ricordo quando seguivi la tv e la cronaca sportiva era sempre il Cagliari traballante e la sarde di C2 commentate da Alfonso De Roberto. Quanti bottini magri. Poi c’erano Esperia, Dinamo. Ma ricordo anche parole come Marbo e Pasta Puddu.
Avevo anche il cappellino Lakers perchè i miei amici avevano quello dei Boston ed io come sempre andavo controcorrente. Erano bei tempi, comunque. Avevi tempo per appassionarti e per costruire ricordi che ora puoi raccontare con sottile emozione. Poi come tante cose l’ho perso.
Ma il basket ha tante assonanze con il futsal. E’ uno sport bellissimo, non puoi paragonarlo al calcio perchè sono emozioni e situazioni diverse. Ok il folklore e gli sfottó, ma lo sport regala cose come pochi.
Ripesca ricordi, ritira fuori storie che mai avrei detto.
Nuovi mixtape per voi. Un po’ di house e deep da ascoltare.
Ogni venerdi e sabato dalle 24 non perdere l’appuntamento con Sardinia Make Some noise, la mia trasmissione musicale!
Gardaland è una grande lezione di marketing. Ogni anno una nuova attrazione, spazi rivisitati, curiosità e servizi. Quest’anno il labirinto verde è diventato area giochi per bimbi con sabbia e lo space vertigo si è trasformato in questo adrenalinico Oblivious.
Un’attenzione al cliente che insegna tanto agli osservatori curiosi.
Qualcuno risponderà le solite frasi come “quando ci sono soldi è tutto facile”, io non sono proprio d’accordo. Servono pure le idee e la capacità di reinventarsi.
Molti imprenditori all’investimento preferiscono l’auto da sfoggiare o altre inutilità buttando soldi giusto per farsi vedere (liberi di farlo), appena gira una moda/una tendenza la cavalcano (senza neanche sapere poi in cosa consista) finchè non viene completamente svenduta, vedi il tormentone dell’aperi. Ringraziamo invece gli innovatori: la cassa ringrazierà sempre.
I miei viaggi cominciano sempre con la penalizzazione. Frizzante come non mai, pronto per una nuova avventura, scendo dall’aereo, perdo gli occhiali da vista. Me ne accorgo al ritiro dell’auto. Torno in aeroporto, Linate,chiedo chiamo. Ripenso dove sono stato. Bar, ufficio noleggio poi rientro nell’area bagagli. Chiamiamo l’aereo. Nulla. Niente occhiali.
Riparto con l’auto. Una c4 cactus. Vetri oscurati. Tecnologica. Di quelle automatiche. Io son fermo a una golf del 2006. Questa si spegne al semaforo. Un brivido: e mo’ si riaccende? E dove sono le luci? Poi megaschermi, navigatore, e tanto altro. Connessione automatica. Roba toga. Faccio retromarcia e addirittura mi appare l’immagine del retro.
Si parte. Penso di essere il solito personaggio da avventura. Chissà che accadrà. Tramonta il sole. Prendo l’autostrada BreBeMi. Poche auto. Chiamo tutti gli ottici locali. E’ possibile fare gli occhiali entro stasera? Sono le 19:30. Impossibile. Nessuno. Chiamo almeno dieci posti. Pero’ rispondono, gentilissimi.
Ancora autostrada. Brebemi. Pare sia costruita per nulla, un doppione, soldi buttati. Infatti si vede. Poche auto. Esco, pedaggio 10,50 euro. Minchia.
Il paesaggio si fa interessante. Monti, vallate. Brescia. Ma non entro. Poco sole oramai, ma tanto verde. I miei occhi ringraziano. Nonostante tutto e gli occhiali perduti.
(Comunque ho capito perchè ho perso gli occhiali: mi sono volati. E’ il mio zaino multitasche di amazon, quello grande per i viaggi impegnativi. Ha già fatto varie vittime illustri: caricatori di mac, di cellulare e altro ancora. E’ lui il bastardo traditore)
Un amico aveva perso qualche mese fa tante cose. Probabilmente le certezze di una vita perché quando ti crei una famiglia, hai dei figli e un lavoro il quadro si chiude e sei felice.
Voi direte, proprio tu lo scrivi? Sì, io. La felicità è diversa da persona a persona, incomprensibile se non la vivi e non puoi sapere e giudicare cosa sia meglio o peggio. Puoi essere felice in solitario, con una famiglia, con una donna, un uomo, o come cazzo vuoi lo sai. Io ragionavo sul fatto che le forme di felicità non sono sempre convenzionali e come la stupidità del belpaese del luogo comune le ha definite nel tempo, e noi a crederci.
E’ arrivata la separazione, qualcosa che sempre più coppie affiatate provano e mai pensavano potesse accadere, o sbaglio?
Ricominciare non è mai facile quando crolla il quadro di certezze. Ecco perchè bisogna farsi trovare sempre pronti.
Lui ha raccolto lacrime e delusioni e si è nutrito di pensieri positivi e nuove idee.
Oggi so che una sua idea imprenditoriale, di cui mi ha parlato in tempi non sospetti fidandosi della mia confidenza e professionalità, è stata approvata e verrà finanziata.
La prima cosa che ho pensato è che la vita ti dà sempre una seconda occasione, che nessuno fallisce se continua ardentemente a lavorare verso i suoi sogni.
Leggevo stamattina una bella riflessione in cui si ricordava che le stronzate girano e i personaggi/siti assurdi vanno avanti e diventano famosi perchè noi mettiamo like e condividiamo (in senso facebookiano) le cose che fanno e dicono anche quando non siamo d’accordo. Sembra un paradosso ma le alimentiamo sempre, offrendo visibilità.
Nell’epoca in cui le colazioni, le foto degli appunti per far finta di studiare, i würstel e le birre in spiaggia, i salvini e gli adinolfi, i francesco sole e i diprè, le idiozie e i giochi da pecore fanno più like delle idee interessanti qualche riflessione andrà fatta.
Io sto scegliendo l’indifferenza pian piano. Non leggo, non condivido, non faccio accessi e pubblicità alle cose che non mi piacciono e che reputo dannose. La spazzatura mediatica è uno dei nostro mali, alimenta generazioni incapaci di pensare e agire.
Vi consiglio questa come strategia, a lungo andare sarà vincente.
Alimentazione sana, un’ora di sport al giorno, viaggi. Niente frequentazioni negative e collaborazioni inutili, malgrado possano essere certificate come fighe. E poi scrittura, musica e lettura. Esperienze più che oggetti. Niente giornali e niente tv. Politica disinteressata ma abolito ogni impegno. Guadagnare quel tanto che basta per essere liberi e autonomi, per sopravvivere e alimentare le passioni, senza eccessi. Parole chiave di una vita. Filosofixi
Forse siamo arrivati al punto che incontri, corsi, lab, contest, contaminazioni, eventi, dibattiti, battaglie di idee, openday aperitivi sono diventati talmente tanti (e non sempre di qualità) che il FARE, la pratica, il risultato, la concretezza siano diventati rarità. Un esercito di teorici con mille idee e soluzioni, anche un po’ di puzza sotto il naso, che poi calandosi nei problemi reali abbiano difficoltà a trovare soluzioni. Forse è il momento di equilibrare un poco, no?
Spesso su facebook invento storie. Prendo pezzi di personaggi, idee e suggestioni, posti colori e situazioni, le metto assieme come i dischi di una mia serata e creo qualcosa. In quel momento, non ci crederete, sto facendo tutt’altro, aspettando una visita medica, che ne so, il caricamento di un file, al semaforo o attendendo un amico o chissà che altro. Mi diverto nel credere che qualcuno pensi che siano pure vere. Lo so che succede. Lo so che ci si offende. Non volevo svelarvi la magia, ma preferisco dirlo, casomai non si fosse capita. Io scrivo e ho licenza di invenzione 🙂
Dopo aver scoperto che la bimba non era stata picchiata per il crocifisso oggi cadono forse anche tutte le prime notizie sul terrorista del museo di Tunisi. Ma intanto frotte di giornalisti senza verificare fonti e notizie, quotidianamente titolano scrivono anticipano cose che poi si rivelano FALSE o profondamente inesatte incuranti dei danni che fanno all’opinione pubblica oltre che alla verità delle cose. Si, quelli chiamano giornalisti perchè ‘senza una redazione e una testata non sei un vero giornalista’. E infatti lo vedi sempre. E tutti a credere. Resto sempre dell’idea che non sia il luogo dove operi che faccia di te qualcuno o qualcosa, ma come lavori. Resto sempre dell’idea che l’informazione in Italia sia un grossissimo problema e consiglio a tutti, umilmente, di verificare sempre le notizie che leggete. Le testate e le loro proprietà editoriali. Gli interessi in gioco di questo o quell’editore o giornalista. Molto spesso sono bugie, bufale e notizie scritte per farvi credere, pensare o votare qualcosa o qualcuno, per annientare avversari o per supportare amici. Un po’ di tempo e curiosità e scoprirete tante cose interessanti 😉
Bisogna capire che non siamo simpatici a tutti a meno che non stiamo chiusi a casa. Più ci mettiamo in gioco, più puntiamo in alto, più sappiamo fare, più accumuliamo invidie e antipatie. Strade sbarrate e sgambetti. Boicottaggi e cattiverie. Bisogna essere forti, fortissimi, se si vuol vincere ma soprattutto crescere. Soffrire in silenzio, accettare la sconfitta, prepararsi ai voltafaccia, lavorare e pazientare.
Oggi a pranzo mi fermo in un noto bar in via pessina, di cui mi parlano sempre bene, mangio un’insalata con un amico, il tempo scorre, va tutto bene ma ci attende il gran finale: il cameriere mi rovescia il caffè sui pantaloni. Due scuse veloci, e va via fischiettando. Io resto un po’ così, ma son comprensivo. Non me la prendo più di tanto. Ora del conto. Ti aspetteresti che ne so magari scusa ufficiale, una parola simpatica e sconto visto che dovró portare i pantaloni a pulire, almeno così farei se avessi un bar e fosse accaduto un incidente, magari per riconquistare un possibile cliente scontento. La cassiera batte le portate, evidentemente il cameriere non ha comunicato nulla, faccio presente con simpatia che un caffè è finito sui miei pantaloni e lei “eh, succede”. Nessun interesse per capire. Logico? Non credo. Pago con un sorriso e vado via. A cambiarmi. Come non comportarsi con un cliente: lezione di marketing. Eppure ho notato in tanti locali uno sforzo per migliorare questi aspetti, che fanno la differenza spesso più della location e della bontà dei prodotti. Peccato davvero.
C’è talmente tanta bellezza al mondo che se ci pensi non vale la pena incazzarsi. Ma devi cercarla, perchè non si trova tra volti alla moda, le vetrine del centro e le gaggezze che incroci. La bellezza è altra cosa. Non la colgono tutti. In un suono, in un tramonto, in un luogo amico, in un messaggio inatteso, in un bimbo che guarda la tua consolle, nelle righe di un libro.
13:21 Mamme… Quelle che ti chiamano insistentemente alle 22,38 per dirti ‘ma stai venendo a cena?’ Quelle che prima di prendere il volo ti dicono ‘non correre’ Quelle che ‘ora basta con i viaggi, risparmia’ Quelle che litigano con windows 8 che manda fisso aggiornamenti e apre pop up Quelle che la casa, l’ordine, la cucina, la pulizia, viene prima di tutto e tutti, puoi contarci Quelle che si lamentano fisso di tutto ma ci sono sempre Quelle che ti raccontano di ospedale, visite, pensione, crisi, malattie, medici Quelle che videolina sempre accesa e ‘l’ha detto la tv’ o ‘l’ho letto sul giornale’ Quelle che ‘ora fai tutto tu’ ma poi si offendono se non porti la roba sporca e se non vai a cena Quelle che ‘ma che lavoro fai? Perchè non ti cerchi un posticino in banca?’ Quelle che ‘mangia!!! oppure ‘ne vuoi ancora?’ Quelle che sperimentano nuovi cibi su di te Quelle che litigano con il cellulare, e non ci riusciranno mai a usarlo Quelle che ‘ma quanta roba da vestire hai’. Oh mamma ho quasi quarant’anni!!! Quelle che il soggiorno e il salotto sono luoghi intoccabili, zone offlimits e mai discuterle Quelle che magari piangono da sole e nascondono lacrime e pensieri Quelle che quando dici ‘non torno a cena’ si offendono e rispondono ‘fai come vuoi!’ Quelle con le mani forti, che hanno lavorato fin da bambine e il mondo di oggi lo capiscono poco. Quelle che la vita ha lasciato sole ma comunque, nonostante i murrungi e le discussioni, ce la fanno sempre. Quelle che… Tipo la mia e tante altre. Auguri oggi.
Sotto questo cielo azzurro e questo sole, circondati dal mare
Salvaci da codardie, invidie e gelosie.
La nostra città è lacerata dal disprezzo e dalla maldicenza.
Salva i suoi suoi figli che devono partire per un futuro migliore.
Salva chi non puó partire e deve rimanere, nella sofferenza di un posto di lavoro che non c’è, nei problemi quotidiani, nella malattia, nella depressione e solitudine.
Salva chi arriva in cerca di fortuna.
Salva chi scrive e fa informazione che sia sempre onesto.
Salva chi tira tardi, chi suona da una consolle e chi balla in una pista.
Salva gli studenti e chi deve insegnare loro
Salva i cuori rossoblù
Salva gli imprenditori e chi rischia soldi e tempo per un’impresa
Salva chi amministra, che sia munito di lungimiranza e onestà.
Salva le sue piccole e grandi anime che lasceranno questo posto e che domani nasceranno sperando in una città che le accolga a braccia aperte.